mercoledì 16 luglio 2008

STORIE DI SPORT CHE FU

Luglio è da qualche anno il periodo in cui cadono le compagini sportive, come ad ottobre dagli alberi le foglie.
La notizia è la sparizione dallo sport professionistico della squadra di calcio di Messina, per la seconda volta in dieci anni. Gli attuali dirigenti, che avevano addirittura riportato in serie A una città finita già una volta tra i dilettanti, hanno gettato la spugna, sepolti dai debiti.
Tre anni fa sempre a Messina sparì la squadra di basket, una meteora che però lascia alla città un bel palasport, così come il calcio un nuovo e bellissimo stadio: due cattedrali nel deserto, ora, come tante altre nel sud.
A proposito: dirimpetto, a Reggio Calabria, c'è un palazzetto di 9mila posti in progressivo sfacelo, da quando la squadra di Basket, l'anno scorso in questi giorni, ha definitivamente lasciato il panorama sportivo.
La vicenda è del tutto simile a quelle succitate, se non fosse che la Viola era oramai una realtà consolidata: in serie A dal 1983, aveva raggiunto numerose volte i playoff, superando spesso dei turni (una volta contro la Milano di Meneghin e McAdoo), e per ben due volte sfrangiando contro Treviso fondate speranze di scudetto. La squadra fu fucina di campioni assoluti, primo tra tutti quel Manu Ginobili più volte campione del mondo, e per lungo tempo, quando la Reggina calcio languiva nelle serie minori, unica espressione sportiva di vertice della Calabria e unica squadra di basket di vertice a sud di Roma.
La sua parabola è dunque un paradigma: sparita un anno fa, quasi nessuno ne parla più. Mi direte "embè?". Vi rispondo con un episodio.
Fine anni 80, Reggio è in piena guerra di mafia (centinaia di morti all'anno per le strade), e siamo in piena stagione di rapimenti. La Viola gioca a Pavia, partita difficile. I giocatori entrando in campo vedono uno striscione: "ridateci Cesare Casella". L'allenatore della Viola è un goriziano di ferro, Tonino Zorzi, una specie di Mazzone con ancora più carattere. Richiama la squadra negli spogliatoi: oggi niente riscaldamento, arringa i giocatori coi suoi modi bruschi, qualcosa come "oggi siamo tutti reggini, mostriamo a questa gente la faccia buona della città", e li lascia li a riflettere. Quelli tornano in campo e stravincono, giocando in maniera perfetta e inoltre correttissima, e uscendo tra gli applausi del pubblico di casa.
Questa era la Viola: la faccia buona della città, quando la città aveva una faccia buona...
P.s.: chi si dovesse chiedere perchè questo blog è nero e arancio, guardi bene la foto di Ginobili con la maglia della Viola...

1 commento:

Tenalleiro ha detto...

E la Lucchese, allora?
E i debiti al fisco del calcio?
E le plusvalenze truccate?
Ah, Sudamerica, Sudamerica ...

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