giovedì 31 luglio 2008

NATI PER VOLARE?

A chi non piace spostarsi in poco tempo e spendere poco? Se facessimo un sondaggio su quale delle invenzioni di Star Trek vorremmo che fosse attuata davvero, ammesso che non l'abbiano già fatto, sicuramente vincerebbe con distacco il teletrasporto. Si, quella che roba che ti smaterializza da una parte e ti ricostruisce da un'altra istantaneamente. Peccato che tra le varie diavolerie inventate dagli sceneggiatori di un telefilm stracult per molti giustificati motivi, alcune così realistiche da avere addirittura innescato l'innovazione (ad esempio i telefonini, tanto che una nota casa costruttrice ha chiamato StarTac il primo modello a conchiglia proprio in onore della serie tv - e vale la pena leggere a proposito il bel libro La fisica di Star Trek), il teletrasporto sia tra quelle in teoria scientificamente possibili e in pratica mai realizzabili.
Bisogna arrendersi, all'evidenza delle cose: è questo, che contraddistingue le persone davvero adulte.
All'epoca in cui Roddenberry immaginò i viaggi interstellari, a gestire il modo più veloce di muoversi in un mondo non ancora globalizzato erano essenzialmente le grandi compagnie aree nazionali. E fare un viaggio in areo costava talmente tanto da essere uso frequente solo di persone da un certo reddito in su, mentre i comuni mortali vi ricorrevano solo in casi di effettiva necessità e urgenza. Una delle tante illusioni di onnipotenza del Dio Mercato ci ha fatto credere che introdurre la libera concorrenza avrebbe portato la cosa alla portata di tutti, e forse per qualche decennio è stato così: tutti ci siamo potuti permettere questa comodità, e l'aumento del rischio dovuto alla necessariamente conseguente contrazione dei controlli di sicurezza è rimasto tutto sommato accettabile, e l'aereo è ancora il mezzo più sicuro per viaggiare, statisticamente parlando.
Ma il picco del petrolio oramai raggiunto e forse superato, unitamente alla speculazione finanziaria, ha portato il prezzo dei carburanti a una corsa che probabilmente non si fermerà più. E le compagnie low cost, dopo aver ucciso le compagnie di bandiera, stanno morendo una ad una per impossibilità materiale di proseguire la loro politica: la crisi di Ryanair è su tutti i media, e non è la prima nè l'ultima.
Nel frattempo le compagnie nazionali che volevano sopravvivere hanno cominciato a consorziarsi e accorparsi. Tutte tranne una: la nostra. Una cronistoria esaustiva del cosa e chi, davvero trasversale, abbia impedito ciò, ce la offre come al solito La storia siamo noi in una puntata del marzo scorso. Ma il peggio è successo dopo: il leader dell'opposizione e sondaggi alla mano premier in pectore ha di fatto sabotato un accordo con il gruppo AirFrance/Klm (tuttora definito dai suoi sgherri "svendita") che sarebbe costato 2000 esuberi ma avrebbe lasciato il trasporto aereo nazionale in mano a una compagnia sovranazionale franco-italo-olandese in grado di reggere la concorrenza con altri gruppi come il nascente anglo-spagnolo. La montagna promessa da Berlusconi sta invece partorendo (ammesso che lo faccia) il solito topolino di una newcompany nostrana depurata dai debiti per atto politico (indovinate chi li paghera?) incapace anche dopo essersi liberata dai dichiarati 5000 esuberi di reggere una concorrenza che sarà sempre più spietata.
Insomma, siccome siamo cresciutelli dobbiamo rassegnarci:
  1. non avremo mai il teletrasporto;
  2. il vaso di coccio, ammesso che si costruisca, si romperà tra quelli di ferro e noi non avremo più una compagnia di bandiera;
  3. viaggiare in aereo tornerà pian piano ad essere roba da ricchi, come forse è giusto che sia.
D'altronde, come si dice anche "siamo realisti"? Teniamo i piedi per terra.

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