giovedì 17 luglio 2008

LA STORIA SIAMO NOI

Visto ieri notte il reportage de La storia siamo noi di Gianni Minoli sulla Salerno - Reggio Calabria.
Sembra un periodo semplice semplice ma invece va commentato punto per punto.
Visto ieri notte. Se tutte le sere, magari non a mezzanotte, la Rai mandasse in onda un reportage del genere, anche di argomento più frivolo ma trattato con lo stesso rigore professionale, si accetterebbe di pagare il doppio del canone, o magari lo stesso ma volentieri.
Il reportage. Morto Enzo Biagi, e purtroppo anche prima che morisse, questo fondamentale genere giornalistico è scomparso dalla televisione italiana. La storia siamo noi costituisce un'eccezione. Neanche il tanto lodato Report di Milena Gabanelli è all'altezza: è secondo in classifica ma con distacco, perchè ha registrato più di una caduta di stile e qualità dell'informazione (nel senso tecnico del termine: vicinanza alla fonte - se riporti cose dette da altri senza verificarle la qualità scende), e dietro c'è letteralmente il vuoto.
La storia siamo noi. E' un periodo che le frasi di DeGregori dimostrano in maniera lampante la loro profetica verità. Meglio di questa, portata su dal risultato delle ultime elezioni politiche, solo "legalizzare la mafia sarà la regola del duemila, sarà il carisma di Mastrolindo a organizzare la fila".
Gianni Minoli. E' questa la notazione più significativa. E prescinde da chi siano i bravi professionisti che hanno realizzato il programma: ce n'è tanti, ma se possono o meno fare bene il loro mestiere dipende dal Direttore. E qui è Minoli, craxiano di ferro, in Rai da una vita. Ai suoi tempi, era il peggiore, tanto da essere oggetto di una feroce quanto azzeccata caricatura di Corrado Guzzanti. Oggi, è il migliore. E, a parte qualche aggiustamento dei toni forse dovuto all'età, lui non è cambiato. Quanto fa due più due?
La Salerno - Reggio Calabria. Il reportage ha detto tutto: deviata dal suo percorso naturale per le pressioni politiche per interesse elettorale e personale del socialista cosentino Giacomo Mancini, i lavori iniziano nei primi anni 60 e praticamente non finiscono mai; la ristrutturazione avviata nel 1996 dall'allora ministro Di Pietro finalizzata soltanto a continuare a chiamarla autostrada secondo i canoni europei (visto che per 400 dei 443 chilometri resterà a due corsie!), sullo stesso tracciato della precedente (farla altrove sarebbe costato meno, avrebbe avuto impatto zero sul traffico, e alla fine avrebbe lasciato due percorsi alternativi), oggi si dice sarà completata nel 2012. Ma il giornalista se l'è fatta tutta in macchina e ha mostrato a tutti, e non solo ai poveretti che sono costretti a percorrerla, che ciò non sarà mai possibile. La parte più bella? La gragnuola di dichiarazioni dei vari ministri succeduti a Di Pietro, e dello stesso Berlusconi a Porta a Porta, sulla data di completamento, sempre qualche anno dopo la dichiarazione stessa. E l'alternanza dei due volti di un ingegnere, 37enne all'avvio dei lavori e anziano oggi, disincantato e ironico adesso, convinto allora nell'asserire che "da Salerno a Reggio si passerà dalle 10 ore di prima dell'autostrada alle 4 scarse dopo". Si, llallero! Da qualche anno a questa parte se non sei fortunato impieghi delle ore per arrivare a Reggio da Gioia Tauro...
La logica deduzione alla visione del programma, per i pochi che erano davanti alla tv a quell'ora, sarebbe un argomento in più al NO AL PONTE SULLO STRETTO. Forse è per questo che non vedremo mai programmi simili in prima serata.

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