venerdì 18 luglio 2008

IL GASOLIO E L'ANTITRUST

Gira una email di un tale Avvocato Ugo Lenzi, riportata senza verificare (errore blu) anche da alcuni siti (un esempio) e persino da Giulietto Chiesa, che pretende di dimostrare che l'effetto composto del rincaro del barile del petrolio in dollari e del deprezzamento del dollaro rispetto all'euro sarebbe addirittura neutro. La benzina, cioè, dovrebbe costare quanto nel 2000!
Non è vero, basta una verifica sul sempre all'erta sito antibufala di Paolo Attivissimo per trovare i conti fatti bene: diciamo, per arrotondare che tanto sia oggi che nel 2000 cambiano ogni giorno sia i prezzi del carburante che i tassi di cambio, che il prezzo del barile si è triplicato, da 33 a 100 euro. Lenzi smascherato, si, ma si può dire "ok il prezzo è giusto"?
Il prezzo dei carburanti alla pompa è determinato solo in parte da costi e guadagni di petrolieri e distributori. Oltre la metà finisce direttamente all'erario sotto forma di accise e tasse varie, più naturalmente l'Iva. Ma se quest'ultima è naturalmente percentuale, le prime sono in quota fissa, cresciute nel tempo (qui da Wikipedia la tabella di dettaglio al 19 maggio scorso). Significa, per restare nell'ipotesi di un comportamento corretto dei petrolieri, che se riduciamo di un terzo il prezzo industriale e ricalcoliamo l'Iva, dovremmo ottenere facilmente, a occhio e croce, un prezzo simile a quello del 2000.
A quel tempo però un litro di verde veniva circa un euro e dieci centesimi, di gasolio novanta centesimi. C'era cioè una differenza di circa il venti per cento, corrispondente più o meno alla differenza di tassazione, premiante per il gasolio. La qual cosa ha spinto moltissime persone, per risparmiare, a comprarsi la macchina diesel. Se facciamo i conti all'indietro, alla carlona, troviamo dunque che il prezzo industriale, tasse escluse, della benzina è cresciuto in maniera compatibile con l'aumento del barile, tenuto conto dell'apprezzamento dell'euro. Invece, il prezzo industriale del gasolio, in un periodo (che coincidenza!) in cui quasi tutti hanno comprato vetture diesel, è cresciuto di un 25/30 per cento in più, il che con le tasse più basse ha portato il prezzo alla pompa alla pari con quello della benzina, recuperando il 20% di differenza.
Due domande:
  1. se ci fosse davvero concorrenza nel settore, questa evidente speculazione sarebbe stata possibile?
  2. se passassimo tutti al GPL, quanto tempo trascorrerebbe prima che petrolieri e distributori si mangino la differenza di prezzo dovuta anch'essa essenzialmente alla minore tassazione?

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