Sedici anni fa, il 19 luglio, l'assassinio del giudice Paolo Borsellino e dei ragazzi della sua scorta che gli stavano accanto in via D'Amelio.
Quell'avvenimento è il vero spartiacque della storia italiana recente. La cosiddetta seconda repubblica, nel bene (poco) e nel male (tanto) cominciò quel giorno, nonostante vi abbiano raccontato cose diverse. E morì sul nascere la destra democratica italiana. Si perchè non molti ricordano che, mentre Falcone veniva accreditato di simpatie politiche di centrosinistra, Borsellino era dichiaratamente uomo di destra. E' notorio invece quanto i due fossero grandi amici e collaborassero in nome della legalità e dello Stato di diritto. Cose che stanno facendo di tutto per farci dimenticare, in nome di una malintesa sicurezza.
Ma basta parole: ascoltiamo direttamente Borsellino, intervistato da due giornalisti francesi poco tempo prima di morire (qui c'è la trascrizione).
L'intervista è stata trasmessa dalla Rai per la prima volta oltre dieci anni dopo e a notte fonda. Solo i pochi (si, non lasciatevi incantare: è di moda parlarne come un fenomeno di massa, ma a girare su Internet a informarsi è ancora una minima parte di italiani) che smanettano in Rete l'hanno vista. Merita: parla tra l'altro di un tizio a cui gli italiani (la maggioranza, qui si) hanno dato già tre volte mandato di governo.
Se dopo avere ascoltato le parole di Borsellino siete ancora lucidi, e avete il cuore in salute, andatevi a leggere questo documento: è un decreto del Tribunale di Caltanissetta, un atto ufficiale. E' di archiviazione, ma fa venire i brividi, almeno a chi ritiene che un conto sia la responsabilità penale e un conto quella politica. Se avete ancora a cuore la democrazia, stampatevene qualche copia, e andate a farvi una passeggiata alla festa dell'unità (lo slogan è Ciao, bella! che inversione significativa, specie a Roma...) e consegnatele ai cosiddetti leader del PD che vi doveste incontrare...
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