martedì 22 luglio 2008

ACQUA E OLIO ALLA CAVEA

Si può fare una critica alla direzione artistica dell'Auditorium di Roma? Si può, e si deve.
Come si può programmare nella stessa serata due concerti che non hanno nessun punto di contatto tra loro? E' così difficile immaginare che così il pubblico che interviene per uno dei due artisti potrebbe annoiarsi a morte con l'altro, e viceversa?
Eppure, è proprio quello che è successo ieri, ma almeno i (pochi) fan di The Niro, finita l'esibizione del loro beniamino, sono potuti andar via, mentre i tanti accorsi a sentire i Radiodervish si sono dovuti sorbire un'ora di una roba totalmente diversa dalla colta rarefatta e raffinata world music che si attendevano.
Non è questione di valori in campo, anche se possono sembrare indiscutibili, era proprio un genere completamente diverso che suonava il giovane romano dal nome cinematografico, un pop anglosassone (e canta in inglese) sofisticato un po' Coldplay un po' Radiohead con schitarrate post punk e falsetti stile Vibrazioni (uno stilema piuttosto diffuso, purtroppo...).
Insomma, puo' piacere, a molti piacerà, ma non al pubblico dei Radiodervish, che ha accolto i suoi beniamini con un applauso liberatorio; a domanda "come state?" del leader Nabil Salameh si è sentito più di un "ora, bene!".
Anche perchè il ragazzo, al secolo Davide Combusti, che non nasconde di dover la propria passione (e forse anche qualcosaltro...) al padre noto bassista, è oltretutto decisamente antipatico, tanto è serioso pieno di se e convinto di essere davvero bravo. Ieri ad esempio per due volte avrebbe fatto meglio a tacere: arrivando, quando ha detto più o meno è molto bello trovarsi in uno spazio come l'auditorium con tutta questa gente anche se qualcuno sarà qui per i Radiodervish, e uscendo, quando ha detto più o meno facciamo un altro brano solo perchè devono suonare anche i Radiodervish. I quali hanno meravigliosamente ripagato:
  • lui, evitando anche la minima citazione di cortesia che talvolta si usa ai gruppi spalla: a Roma si dice "never covered, mai coperto";
  • noi, dell'ora e passa di spocchia piatta che ci era stata inflitta, suonando meravigliosamente il Mediterraneo intero (nella foto la significativa copertina dell'ultimo album).

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