mercoledì 15 luglio 2009

PACE: RIPOSI IN

Curioso che il primo giorno del secondo anno di vita di questo blog sia stato proprio quello del Grande Sciopero della Rete contro il Ddl Alfano, che potrebbe decretare se applicato alla lettera la morte di questa e molte altre voci "paragiornalistiche". Ma vita e morte si toccano sempre, e questa coincidenza conferma l'assunto. Parliamo di morte, allora, riprendendo a postare finchè potremo, finchè cioè riusciremo a destreggiarci zigzagando ad evitare richieste di rettifica e sanzioni pecuniarie difficili da onorare o peggio.
La morte del giovane militare Alessandro Di Lisio in Afghanistan, innanzitutto, per urgenza di cronaca. Il ragazzo (secondo quanto riportato dai quotidiani) pochi giorni fa su Facebook scriveva che "la guerra è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farla". Si tratta di un'affermazione gravissima anche se scherzosa, e soprattutto se detta in buona fede dimostra che nessuno gli ha spiegato che I SOLDATI ITALIANI LA GUERRA NON DEVONO FARLA. Punto e basta. L'articolo 11 della nostra Costituzione parla chiaro, infatti:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."
Tanto chiaro che per poter mandare i nostri ragazzi a uccidere e morire due volte in Iraq, e in mezzo nei Balcani e in Afghanistan, i politici si sono dovuti destreggiare in etichette e giri di parole grotteschi per definire quella cosa che a chiamarla col proprio nome dovrebbero essere tutti processati per attentato alla Costituzione. Ma hai voglia a chiamarle missioni di pace, i ragazzi che vi partecipano e talvolta putroppo vi muoiono lo sanno, che quella è guerra. Chissà se qualcuno pagherà mai per queste vittime, le poche nostre e le tante tra i popoli che andiamo ad "assistere"...
La morte del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri, poi, tornata d'attualità per via della sentenza che ha visto condannato l'agente Spaccarotella a 6 anni per omicidio colposo, a fronte dei 14 per omicidio volontario chiesti dal PM. La cosa ha sollevato l'indignazione dei familiari e la rivolta degli ultrà: la prima è umanamente comprensibile, la seconda - data la nota connotazione politica dei tifosi laziali - suggerisce un accostamento. Il caso ha infatti alcuni punti di contatto con il G8 di Genova e l'uccisione di Carlo Giuliani da parte del carabiniere Placanica, pur essendo i contesti enormemente diversi: in entrambi i casi un tutore delle forze dell'ordine ha dimostrato come minimo scarsa lucidità nell'utilizzo delle armi, in entrambi i casi la difesa ha ritenuto di dimostrare perlomeno improbabili deviazioni dei proiettili da parte di un calcinaccio volante o della sottile maglia di una recinzione autostradale. Invece di tentare di dimostrare la volontà di uccidere (e perchè proprio di quei ragazzi, nei confronti proprio di quei ragazzi?), forse basterebbe che tutti, media generalisti per primi, sottolineassero come la selezione e l'addestramento delle forze dell'ordine sia un problema con un impatto primario nella questione sicurezza di cui ci si riempie la bocca solo quando bisogna dare addosso agli extracomunitari: in nessun caso dobbiamo aspettarci che un tutore dell'ordine spari ad altezza d'uomo da una corsia all'altra di un'autostrada, o che reagisca sparando in faccia a nostro figlio per paura che questi gli faccia del male centrandolo con un estintore attraverso i finestrini di una camionetta blindata. Questo dobbiamo pretendere dal Governo, forze dell'ordine ben selezionate, ben addestrate e ben pagate, non soldati per strada o ronde "civili", da cui è lecito attendersi siano ancora meno all'altezza della situazione.
La morte del giovane Partito Democratico, infine. Dopo lo scavo della fossa col caso-Grillo, che come in molti avevamo previsto si avvia a concludersi con la vigliacca esclusione a forza di pretesti del comico genovese dalle primarie, oggi papà Veltroni (che dal suo buen retiro continua a far danni) ha comprato la lapide, dichiarandone campione tra i padri nobili Bettino Craxi piuttosto che Enrico Berlinguer, cioè preferendo un ladro acclarato per sentenza a un onestuomo ammirato unanimemente. Riguardo alla fine prossima ventura del PD, i bookmakers non accettano più scommesse sul se e danno quote bassissime sul quando (entro il 2009), il Grande Inguacchio morirà, e accettano puntate solo sul chi, gli darà il colpo di grazia, pace all'anima sua...

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