venerdì 24 luglio 2009

EDUCAZIONE (SENTIMENTALE) CERCASI

Ne ho già parlato altre volte, ma è la dura cronaca che mi ci induce ancora: ieri un 43enne (uno che tempo fa aveva accoltellato l'allora moglie...) ha ucciso a colpi l'accetta la convivente 35enne e poi tentato il suicidio, e un 20enne ha sparato alla fidanzata 17enne e poi si è suicidato. Dietro la tragica simmetria rovesciata di questi due fattacci, statistiche spaventose che fanno del chiuso della coppia e della famiglia il luogo di gran lunga più pericoloso per una donna in Italia.
Non voglio ripetermi, e quindi sposto la mia attenzione dal piano delle istituzioni a quello psicologico: a me sembra - da non tecnico - si tratti di un contesto drammaticamente aggravato dall'analfabetismo (sentimentale) di ritorno da cui è affetta la nostra società. Che ha fatto fare molti passi indietro alla condizione femminile rispetto al terreno conquistato negli anni 60 e 70. Certo, non siamo tornati ancora al sistema organico "delitto d'onore / donna come proprietà prima del padre poi del marito / case chiuse", che d'altronde almeno aveva il vantaggio di un equilibrio consolidato all'interno del quale la donna aveva un suo ruolo principalmente subalterno ma per alcuni aspetti dominante e intoccabile. Si, proprio come nell'attuale società musulmana: è più squalificante imporre il velo o un modello estetico e culturale oggettificante? La cosa più grave è infatti proprio questa: questo modello è introiettato dalle donne nella nostra società, specie dalle ragazzine. Dalle persone che non hanno vissuto che in questa "società televisiva", vorrei dire generalizzando.
Quando tutto questo è cominciato lo sappiamo un po' tutti, ma ce lo mostrerà dal 4 settembre anche un film, Videocracy. Per la causa primaria invece bisognerebbe rileggersi Max Weber e poi interrogarsi sul rapporto tra morale cattolica (di cui tutti qui siamo permeati, anche i miscredenti, da 2 millenni...) ed etica italica. In questa intervista lo psicologo Galimberti vi fa cenno, mentre tenta di analizzare il Presidente del Consiglio e il suo consenso nonostante "non sia un santo"... E qui il cerchio si chiude con le recenti esultanze gelminiane per l'aumento del numero dei bocciati come metro del successo delle proprie riforme: stiamo parlando di scuola, e di come il suo progressivo abbandono in quanto formatrice valoriale in favore della televisione sia vicino ad essere la vera causa prima delle storture in cui rischiamo di annegare (a proposito, leggiamoci questo illuminante pezzo di Luca Ridolfi).
Non voglio e non posso dire che in un "mondo perfetto" in cui ciascuno si costruisca, educato fin da piccolo a farlo, il proprio sistema di valori in modo attento e consapevole, rifuggendo da qualunque altro gli venga calato dall'alto, chiesa o tivù che sia, e quindi fa sesso con chi gli pare e solo con chi gli pare, maschio o femmina che sia, e a prescindere da come vuole etichettare il rapporto che intercorre col partner, non ci saranno più crimini. La società è organismo complesso ed è molto difficile già capirne i meccanismi profondi figurarsi influenzarli. Ma se pensiamo a come sia stato possibile ridurre il nostro Paese allo status di terreno fertile per la riedizione in farsa delle dittature tragiche dell'anteguerra, grazie a una strategia precisa e concertata tra breve medio e lungo termine, possiamo dedurre che esista almeno in teoria una strategia opposta. E che sia compito nostro, di chi non si riconosce in un sistema di valori dove se non vuoi più stare con me meriti di morire e dove un bel corpo è uno strumento di carriera anche politica, almeno cominciare a immaginare questa strategia. Altro che gli sterili dibattiti in seno al dead-party-walking di Bersani e Franceschini....

2 commenti:

bravalb ha detto...

Caro Gino, i miei niente o pochi studi sul Socratico Pensiero mi portano a darti questa brutale e secca risposta. Il grande e precursore quanto attuale Socrate aveva parlato, 4-5 secoli a.c., di maieutica, niente a che vedere con il ginecologico. Maieutica, far nascere l'individuo (essere unico e indivisibile) condurlo fuori, dal latino educo, (educarlo e non addomesticarlo come polli d'allevamento) in modo da permettergli di crescere e diventare un tutt'uno con se stesso (contenuto e contenitore) in totale autonomia (autosufficienza psicologica che é molto di più della tanto sbandierata indipendenza) per poter affrontare, con la necessaria fiducia e padronanza di se la propria vita, da individuo appunto. Ma se, da secoli, questo nostro modello "educativo" consiste soprattutto nel manipolare, meglio asservire al sistema, separando il contenuto (l'anima=anemos:soffio, non nel senso clericale) dal contenitore; questa gioventù, e non, si troverà a vivere e convivere, attraverso tremende e devastanti angosce. Con il vuoto interiore lasciato dalla separazione da se stessi (schizofrenia=scissione del SE. Per meglio capire, si provi a vivere con lo stomaco vuoto, nonostante le suggestive quanto criminali sollecitazioni esterne! Ridurre alla fame di: affetto, accettazione, riconoscimento, approvazione la nostra parte auto-identificativa di individuo (persona) porterà, come Uno che sta annegando, disperatamente ad aggrapparsi con le unghie e con i denti alla prima persona che gli passa vicino, che gli rivolge uno sguardo, che gli fa un sorriso, una carezza. Per effetto di ciò nelle persone scisse, orfane di se stesse, scoppia, spacciandola per amore (amore=dare e senza pretese), una passione travolgente e irrisestibile quanto ossessiva nevrotica. Questo appunto verso quella persona che ha mostrato attenzione verso quella sua parte interiore di cui Lui, prodotto della "sana educazione" di cui da solo ne paga il prezzo, non ne vuole o non ne ha voluto più sapere nulla, e così, emarginata da Se e ridotta alla fame. Ma fa tanto male, fa stare così terribilmente male il rifiuto di se stessi? E' una mutilazione al pari del tagliarsi le gambe per poi convivere con il disperato bisogno di camminare. Un sacco vuoto é difficile che possa stare in piedi se non sostenuto. Bene, dopo questi esempi terra terra, ritengo sia più facile comprendere le dinamiche in gioco su episodi, meglio drammi, che sono il tema di questa mia opinione. Non c'é nessunissima educazione sentimentale da sollecitare, perché qui c'é di tutto fuorché l'AMORE anche se tutto sperticatamente viene spacciato o mutuato in tal senso. Amore é solo e soltanto, se vuoi mettiamoci soprattutto, rispetto e tener conto dell'altro. Dov'é qui il senso dell'alterità? Quanti casi di uxoricidi ci raccontano le nostre disgraziate cronache dove l'assassino pateticamente dichiara: "...ma io l'amavo..."

bravalb ha detto...

Forse era sufficiente che l'avesse amata un po' di meno o niente del tutto e lei sarebbe ancora viva. Come si può parlare di "sentimento", che deriva da "sentire", di una persona che ha soffocato o sta soffocando il proprio "sentire" interiore? Non so se questo sia il caso, ma le pasticche di tipo autorizzato e non hanno proprio questo scopo: mettere la sordina al grido d'aiuto che sale da dentro di noi. La famosa "vocina" alla quale nessuno da udienza, però la conosciamo tutti. Non a caso le pasticche vengono chiamate e funzionano come "camicie di forza chimiche". Si possono prendere a prestito tutti i "Ti Amo" del mondo ma, in questo caso, sono solo parole prive di sentimento ma che però del loro effetto coreografico ci si ricopre ma senza riempirsi. Qui c'è solo un disperato bisogno di esistere (coscienza di essere) e non di vivere che bene o male, dal profilo pratico, viviamo tutti. E' come se svuotassimo la matrioska delle sue tante piccole matrioske interne. Che cosa rimane? Bene! Questo tipo di persone, con tutto il rispetto che gli devo per la loro sofferenza causatagli da noi cosidetti adulti, dall'ignoranza, dai luoghi comuni, dagli stereotipi, dal fatto che se non sei un "number one" sei nessuno. Quando basterebbe semplicemente e costruttivamente instillare in questi deliziosi giovani, ripeto deliziosi per quanto facciano incazzare, una semplicissima riflessione del tipo: ...che se c'é un "number one" é merito di chi gli é arrivato secondo...terzo...e così via. In breve se uno é arrivato primo é anche merito della presenza degli altri, diversamente da solo avrebbe potuto farsi soltanto delle solenni pippe. Quindi siamo tutti importantissimi!
Quindi e concludo la mia noiosa esposizione. La cultura o sotto cultura che ci vuole sempre e soltanto sempre più assisiti, così i falchi si arricchiscono, mina alla base il processo formativo di autonomizzazione. Di conseguenza a ciò non era il fidanzato che doveva occuparsi di se stesso e delle sue sofferenze ma bensì la fidanzata per poi suggellare il tutto con l'abusata quanto allarmante frase: ...tu sei la mia vita...senza di te non potrei vivere... Ergo, non poteva non sparare alla fidanzata, inconsapevole di essere al centro di una situazione drammatica, in quanto Lei rappresentava il suo scoglio di salvezza in mezzo ai marosi della Sua disgraziata vita. Perderla significava ripiombare nel buio del vuoto lasciato dal rifiuto di Se stesso e dal quale voleva uscirne usando la fidanzata appunto. ...Tu devi essere e fare per me ciò che io non voglio né fare e né essere.... Mi vuoi abbandonare!.... Allora ti trascinerò nel mio mondo di morte e nel quali mi riconosco....simbolicamente é un po' come il:"muoia Sansone insieme ai Filistei!"
Per favore! L'AMORE evitiamo per quanto possibile di tirarlo in ballo perché in questi casi c'entra come i cavoli a merenda. Ante omnia noscete te ipsum. Ad maiora

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