domenica 12 settembre 2010

SAKINEH E IL 12 SETTEMBRE

L'attivismo del Ministero delle Pari Opportunità
Sai chi è Sakineh? La risposta è no. Nessuno lo sa davvero, nemmeno molti di quelli che ne hanno fatto un simbolo della lotta contro la barbarie e per la condizione della donna. Pare si tratti di un'adultera, e la cosa provoca già un brividino nel maschio italico che - non dimentichiamolo - fino a pochi decenni fa poteva ammazzare impunemente la sua donna in caso di adulterio (si chiamava "delitto d'onore"), e che sia stata mandante e/o complice nell'assassinio del marito. Ora, da quest'ultima accusa qualcuno dice sia stata scagionata, altri no; la seconda ipotesi regge un po' di più, altrimenti la pena capitale o è illogica oppure dovremmo averne molte di più e figurarsi come sguazzerebbe certa stampa occidentale se l'Iran lapidasse tutte le sue adultere.
Se dunque siamo dalle parti di un delitto, la questione si allarga e si complica: cosa succederebbe a un'americana o cinese nella stessa situazione penale? Forse proprio la stessa cosa: esecuzione capitale, solo con un'igienica iniezione o una spettacolare impiccagione. Allora è la barbarie della lapidazione il problema? E quante volte allora questa viene usata ad esempio in Arabia Saudita, assieme magari alla decapitazione che non è che sia poi così elegante? Perché dunque sui media abbiamo proprio il caso Sakineh?
Apparentemente, perché il figlio della condannata è riuscito a bucare l'isolamento mediatico facendo pervenire in occidente un legittimissimo appello a salvare la vita alla propria genitrice. E una serie di condizioni e regole dei mass-media fanno si che questi si siano buttati sulla notizia: una sua eco avrebbe "pagato". E intendiamoci, se alla fine tutto ciò sarà servito a evitare un'esecuzione, anche solo questa mentre centinaia di altre vanno avanti nel silenzio mediatico, ne sarà valsa la pena: se non vogliamo dire religiosamente che ogni vita è sacra, diciamo allora psicosocialmente che ogni vita è "la" vita, e tanto basta. L'ordinamento giudiziario di una democrazia che si rispetti deve prevedere, come il nostro fa, il concetto di pena come percorso riabilitativo dell'individuo, e da questo punto di vista sono molto più gravi - se così si può dire - le esecuzioni nei sedicenti democratici Stati Uniti che quelle nell'assolutista Yemen (per un quadro complessivo vedi Amnesty international). Ma tutto ciò non risponde alla nostra domanda iniziale (che, si badi bene, andrebbe mantenuta a maggior ragione - per questioni quantitative - se fossimo in presenza di un semplice adulterio): perchè proprio Sakineh?
Andreotti, che in questi giorni è tornato alla ribalta della cronaca per una sua agghiacciante battuta sull'avvocato Ambrosoli ("se l'andava cercando"), e ci fosse stato un TG che avesse sottolineato che uno che è stato accusato di essere il mandante di un omicidio non è carino che anche quando assolto si metta a fare battute del genere sull'ammazzato (d'altronde, nessuno dice mai che c'è una sentenza definitiva che dice che Andreotti è stato per decenni in combutta con la mafia ma il reato è prescritto fino a una certa data e dopo non è sufficientemente provato, e invece NON dice che è innocente come sicuramente avrete sentito se vi informate solo in tv); dicevo il "divo Giulio" in altri tempi era capace di battute ben più felici, come la notissima "il potere logora chi non ce l'ha" e la meno nota ma più al caso nostro "a pensare male si commette peccato ma spesso ci si azzecca". E allora IO PENSO MALE. E dico fermamente che bisogna essere contrari a tutte le pene di morte con qualsiasi modalità in qualsiasi Paese specie se sedicente democratico. E che bisogna badare alla condizione di tutte le donne in tutte le sue accezioni in qualsiasi Paese specie se dichiaratamente paritario.
Invece, invece... Invece come oggi nove anni fa un figlio di papà occasionalmente Presidente degli Stati Uniti dichiarò che a buttar giù le Torri gemelle era stata un'organizzazione guidata da un arabo figlio di uno sceicco amico di suo padre (chissà, magari i due pargoletti giocavano persino assieme, mentre i grandi discutevano dei loro affari petroliferi...) tramite un commando di terroristi arabi egiziani eccetera tra cui 4 piloti addestrati sui piper i cui documenti erano stati trovati, immediatamente - in due cumuli di macerie dove non si sarebbero mai trovati nemmeno tutti i corpi, appena bruciacchiati laddove la temperatura era invece stata sufficiente a fondere travi d'acciaio larghe metri. Secondo loro, perchè invece secondo la fisica non c'era quella temperatura e i crolli come li avete visti possono avvenire solo a seguito di una demolizione controllata. Ebbene, seppure tra i presunti terroristi non ci fosse nessun cittadino dell'Afghanistan, con la scusa che il presunto mandante si nascondesse proprio lì, e si può parlare di "scusa" finchè non ce lo trovano - e in nove anni e milioni di civili uccisi non ce l'hanno trovato, hanno invaso l'Afghanistan iniziando una guerra che forse non finirà mai e sicuramente non avrà mai un vincitore. Ma è riguardando la storia dell'Afghanistan che si vede la corda delle menzogne occidentali: una monarchia assoluta rovesciata da un socialista odiato dai religiosi ma malvisto anche dai sovietici, che quando fu ucciso invasero il paese, e contro i quali furono finanziati e addestrati dagli occidentali (con l'apporto economico e personale di amici arabi, in testa l'Osama Bin Laden in questione) i fondamentalisti islamici padri di quei talebani che qualche anno dopo divennero "i nemici".
Ecco, è proprio questo il momento in cui vorrei focalizzassimo la nostra attenzione: vi ricordate a un certo punto, un annetto prima dell'attentatone alle twin towers, quale divenne l'argomento principale di tutta la stampa mondiale? La condizione delle donne afgane. Fu allora che sapemmo del burqa, che compariva nelle sue varie versioni sulle copertine di ogni magazine. Delle donne saudite, in condizioni peggiori ancora adesso, non ce ne occupammo allora e non ce ne saremmo occupati mai. Nemmeno di quelle del Kuwait, che se dieci anni prima non avessimo impedito a Saddam di annetterselo sarebbero state proiettate secoli avanti d'incanto, come oggi le donne irachene sono state proiettate secoli indietro dalla nostra nuova guerra d'occupazione. E le donne afgane non hanno fatto un solo passo "in avanti" da quando occupiamo il loro Paese e sterminiamo loro, i loro mariti e i loro figli, ma voi della loro condizione non sentite più parlare: li là narrazione è la nostra sedicente "missione di pace". Serve ancora qualcosa per dimostrare che a noi occidentali della condizione delle donne (nemmeno delle nostre, guardate la velinocrazia e i femmicinidi) non interessa nulla, salvo strumentalizzarla quando ci serve un pretesto per attaccare uno Stato sovrano?
Speriamo che a pensare male stavolta io mi stia sbagliando, o il caso mediatico Sakineh dimostra soltanto che si sta preparando la guerra all'Iran. Che non è l'Afghanistan o l'Iraq, però: occhio che lì le cose andranno molto ma molto peggio....

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